Una vita da amare

In questa frase è riassunto il significato dell’esistenza breve, troppo breve di Benedetta.
Quindici anni sono troppo pochi per volare via, vinta da una forma aggressiva di leucemia che non le ha dato scampo.
Ma come recentemente ha osservato un amico “Benedetta è una farfalla e la farfalla non conta gli anni, ma gli istanti: per questo il suo breve tempo le basta.”


E proprio come una farfalla delicata e leggera lei ha attraversato il breve tempo della sua esistenza, vivendolo comunque in assoluta pienezza, istante dopo istante momento per momento, sapendo godere di ogni attimo con grande intensità.
Quasi inconsapevolmente, con estrema semplicità, Benedetta, che ad appena dodici anni si è dovuta misurare con la dimensione angosciante della malattia, è riuscita a catturare l’essenza stessa della vita, della vita di tutti noi.
“la vita non è per sempre” – così scriveva lei stessa poco tempo prima della sua fine ad un caro amico – “prova a cogliere le occasioni che ti offre.”
Solo dopo abbiamo scoperto, per caso che Madre Teresa di Calcutta raccomandava “La vita è un’occasione, non sprecarla”.
E Benedetta la sua vita non l’ha sprecata, non ha mai permesso che il suo cuore e la sua anima fossero macchiati dalla rabbia, dal dolore, dallo sconforto, dall’angoscia che spesso accompagnano ed esasperano la difficilissima esperienza della malattia e della sofferenza fisica.
Bella sempre, in ogni momento, a dispetto di una malattia feroce che troppo spesso umilia il fisico e piega lo spirito, è riuscita a conservare una figura sottile ed elegante, una raffinatezza di modi e sentimenti, una dolcezza di gesti e di sguardi che ne rivelavano appieno l’anima.
Un’anima limpida, la sua, che riusciva a trasformare la realtà circostante: il suo sguardo di velluto scuro si appoggiava sulle cose, sulle persone, sui luoghi e ne percepiva solo il bello ed il buono.
Il resto volava via, come una bolla di sapone che si perde nell’aria.
È riuscita così, senza sforzo, ad attraversare i territori oscuri e dolorosi della malattia e della sofferenza senza esserne aggredita e vinta.
Il suo atteggiamento nasceva da una sensibilità acuta che si accompagnava ad un saldo equilibrio interiore, ad un sincero interesse per gli altri, per i molti amici che le sono stati sempre teneramente vicini, anche nei momenti più bui, anche durante la permanenza in Germania in occasione dell’ultimo trapianto di midollo. E lei custodiva gli altri nel proprio cuore, ricordandone pregi, qualità, desideri, parole, problemi, sogni. C’era spazio per tutti nel suo grande cuore, capace di amare sinceramente.
Ci ritorna in mente quando piccolina – avrà avuto 5 o 6 anni – giocava ad acchiapparello con gli altri bambini. Un momento di piccola felicità quando … acchiappando o acchiappata si stringeva sorridente agli altri bimbi e l “acchiappare” diventava un abbraccio avvolgente, pieno di grazia e di tenerezza.
Quella stessa grazia e tenerezza che ci ispiravano i cuccioli, e quei bimbi piccoli che lei così tanto amava.
Tra i giorni più belli della sua vita, e quindi della nostra, il giorno della sua cresima a Reggio, poco prima di partire per la Germania, e subito dopo, il giorno del battesimo del piccolo Eduardo, che aveva aspettato quasi un anno per poterla avere come madrina.
E in quel giorno il tempo era sospeso, un lungo infinito presente da vivere pienamente, insieme a chi ti ama, con la speranza del tuo domani.
Perché Benedetta non ha mai smesso di credere nel potere della speranza, che sempre vibrava dentro di lei e che mai ci ha abbandonato.
Ironica, acuta, con un’intelligenza veloce e penetrante, Benedetta era dotata di una grande curiosità intellettuale ed umana. Pur con un filo di timidezza e di riserbo, riusciva a entrare facilmente in comunicazione con gli altri, quale che fosse la nazionalità, l’età o la lingua di chi le stava accanto. Tutti coloro che l’hanno conosciuta non si sono sottratti al suo fascino:
lei con la sua figurina esile alla Audrey Hepburn, con il suo sguardo profondo, appena velato di malinconia, con il suo sorriso luminoso incantava con grazia e semplicità.
“Non dimenticheremo facilmente la piccola ragazza italiana” così ci confidò il primario della Clinica Pediatrica di Tubinga, dove Benedetta aveva affrontato con coraggio e determinazione l’esperienza durissima del suo secondo trapianto di midollo.
Queste poche parole pronunciate con semplicità da un medico che ogni giorno vede moltissimi piccoli pazienti combattere per la vita, ci hanno confortato in momenti durissimi e ci hanno reso ancor più consapevole della magia che Benedetta sprigionava intorno a sé. Il suo fascino nasce dalle emozioni che sapeva suscitare e che continua a suscitare anche ora che non è più fisicamente con noi.
La sua storia, una favola triste che non ha conosciuto il lieto fine – riesce comunque a scaldare il cuore di coloro che l’ascoltano.
Questi piccoli frammenti di una vita che continua oltre il tempo e lo spazio lasciano in chi ha conosciuto Benedetta un’eco profonda e una scia luminosa destinate ad accompagnarci nella nostra quotidianità troppo spesso da noi stessi resa grigia e faticosa.
Con la speranza che queste parole, immediate e sincere, siano in grado di restituire l’immagine vibrante di Benedetta, con la sua gioia, la sua positività , il suo sorriso luminoso, il suo sguardo dolcissimo.
Questa immagine- ed è questo il nostro desiderio – non è destinata a svanire come un sogno all’alba, ma speriamo resterà dentro di voi, avvolgendovi in un abbraccio soffice e tenero, aiutandovi a creare un legame interiore con quella “piccola grande donna” così speciale che è stata e continua ad essere Benedetta. E vorrei infine ricordare le parole di Sant’Agostino :
“..Ritroverai il mio cuore, ne ritroverai la tenerezza purificata. Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami. Il tuo sorriso è la mia pace”.
È questo il segreto di Benedetta: avere trasformato le lacrime in un sorriso.